Sono sempre affascinato dalle lunghe traversate appenniniche, eredità di viaggiatori e commercianti che si spostavano a piedi o con i muli dall’entroterra fino al mare. Così spesso navigo in Internet alla ricerca di nuovi percorsi nella mia zona. Oltre alla Via del Sale conosciuta ai più, ci sono altre direttrici molto interessanti. Una di queste l’ho ritrovata su un blog, dove un genio ha pubblicato un vecchio articolo della rivista Airone, in cui veniva spiegata nel dettaglio, tappa per tappa, la “Montalto-Portofino”.
Così, per curiosità, ho letto tutto l’articolo, fatto benissimo e ricco di dettagli su bivi, incroci, ostacoli, riferimenti e sono riuscito a riprodurre su una mappa scaricata dal Geoportale (risorsa utilissima per gli appassionati di trekking e cartografia, come il sottoscritto) la prima tappa, con partenza da Montalto Pavese ed arrivo a Zavattarello. Dopo averla studiata per bene sulla carta (con il vantaggio che conosco ogni centimetro di questa zona dell’Oltrepò, grazie al mio passato di rallysta) ho contattato il mio amico Carlo e ci siamo accordati per un test del percorso, senza aspettative di poterlo effettuare tutto in giornata, dato che non è per nulla segnalato e che l’articolo di Airone risale a molti anni addietro.
Partenza al Belvedere di Montalto Pavese. Ricordo benissimo l’alba, con questa palla di fuoco che sorge dietro alle colline e che sembra essere lì, a due passi. In gioventù, quando ancora non si pensava a come raggiungere Zavattarello a piedi e le preoccupazioni era ben altre, si frequentava questo luogo la notte di San Lorenzo per vedere le stelle cadenti in buona compagnia. Tutti i dettagli si trovano nell’articolo che allego, mentre la cartografia è georeferenziata dal sottoscritto con il fido Sunto. L’avventura è stata più breve del previsto, in quanto abbiamo raggiunto in fretta Zavattarello, senza particolari problemi.
L’asfalto è poco, sul totale del percorso, ed è comunque piacevole. L’unico tratto in cui si rischia di perdersi è tra Torre degli Alberi e Casa Marchese. Un meraviglioso mezzacosta tra i campi coltivati e boschetti ricchi, a quanto pare, di tartufi, dato il movimento di cani e fuoristradini che non abbiamo potuto non notare… Molto affascinante l’ultima salita che da Molina porta a Zavattarello. Sotto all’erba alta ed ai rovi, si possono ancora notare le pietre dell’antica mulattiera che mi auguro un giorno possa essere riportata all’antico splendore. Arrivati a Zavattarello, una fresca birra defaticante ed un buon piatto di ravioli dalle “Gemelle”. Poi rientro in bus fino a Casteggio, dove Paolo ci ha aspettati per accompagnarci a recuperare la vettura lasciata a Montalto.
Da rifare assolutamente e da consigliare a tutti. E poi un giorno, chissà, proseguiremo alla volta di Portofino… alla prossima!
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